Palermo – Se si chiedesse oggi a un campione di italiani chi era Renata Fonte, forse solo in pochi saprebbero rispondere…
Eletta nel 1982 nelle liste del Partito repubblicano, Renata Fonte è stata assessore alla cultura e alla pubblica istruzione nel comune pugliese di Nardò, in provincia di Lecce: venne uccisa con alcuni colpi di pistola da due killers nella notte del 31 marzo 1984, esattamente 40 anni fa, mentre ritornava a casa dopo una seduta del consiglio comunale.
Il suo nome viene pronunciato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno, nel lungo elenco delle vittime della mafia e della criminalità organizzata.
Perché fu uccisa Renata?
A lei, allora trentenne - era nata a Nardò il 10 marzo 1951 - oltre all’assessorato alla cultura e all’istruzione, era stato anche assegnato l’assessorato all’ambiente. Per difendere dalla speculazione edilizia l'area di grande interesse naturalistico di Porto Selvaggio (istituita come Parco naturale con legge regionale nel 1980), l’assessora promosse una modifica al piano regolatore. Pare che in questo atto politico finalizzato alla protezione ambientale del territorio del Parco sia da ricercare uno dei moventi del suo assassinio: infatti, l'omicidio venne commesso pochi giorni prima dalla seduta nella quale si sarebbe decisa la modifica al piano regolatore da lei proposta.
Veduta Porto Selvaggio |
Dopo la sua morte, le indagini si stavano indirizzando erroneamente sul marito, dal quale si era separata; ma ben presto, grazie anche alla coraggiosa testimonianza di due donne, vennero individuati gli esecutori materiali dell’assassinio (Giuseppe Durante e Marcello My), gli intermediari e soprattutto il mandante, Antonio Spagnolo, un collega di partito della vittima che alle elezioni amministrative era risultato il primo dei non eletti. Al processo di primo grado Antonio Spagnolo fu condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio premeditato, Giuseppe Durante come esecutore materiale del delitto; condannati anche Mario Cesari, come intermediario, e Marcello My, che confessò successivamente la sua partecipazione al delitto. Le sentenze furono confermate nei gradi successivi di giudizio; inoltre, accanto alle responsabilità già accertate, la sentenza di primo grado della corte d'Assise di Lecce ipotizzò la presenza di ulteriori personaggi, non identificati, ai quali l’elezione di Renata Fonte non avrebbe permesso di conseguire i propri obiettivi.
L’impegno di Renata Fonte ha dato i suoi frutti: con legge regionale del 15 marzo 2006, il parco naturale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano è poi diventato area naturale protetta ed è stato inserito l’anno successivo dal FAI (Fondo ambiente italiano) nell’elenco del ‘100 luoghi italiani da salvare’.
Il comune di Nardò le ha dedicato una piazza e le ha intitolato l’aula consiliare, mentre nel 2009, in occasione del 25º anniversario della morte, è stata inaugurata al parco di Porto Selvaggio una stele in memoria del suo impegno civile e politico.
A Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, il 26 giugno 2022, insieme a intitolazioni di viali a donne e uomini significativi per la storia locale e in collaborazione con Toponomastica Femminile, alla presenza di Sabrina, una delle due sue figlie, le è stato dedicato il piazzale di ingresso della villa comunale; una via le è stata intitolata anche nel comune di San Donaci, sempre in provincia di Brindisi.
La vicenda di Renata Fonte è stata narrata da Antonella Mascali nel testo Lotta civile e da Carlo Bollino nel libro La posta in gioco, da cui è stato tratto il film omonimo, con la regia di Sergio Nasca e l’interpretazione di Lina Sastri.
Infine, alcuni studiosi naturalisti salentini le hanno dedicato un’orchidea: la Ophrys x sivana nothosubsp. renatafontae, incrocio tra Ophrys candica e Ophrys holosericea.
In questa domenica di Pasqua, l’augurio è che il sacrificio di Renata Fonte, e di tutti quelli che hanno perso la vita per la giustizia, faccia germogliare semi di speranza nel nostro paese che, oggi più che mai, ha bisogno di donne e uomini a servizio del bene comune.
Maria D'Asaro, 31.3.24, il Punto Quotidiano