venerdì 3 dicembre 2010

COSI’ VICINI, COSI’ LONTANI


Quando imbocco la scorciatoia per andare a scuola, ogni mattina è già lì. L’omone coi baffi, alto e possente, che armeggia con la sua lambretta/furgone: appende una minuscola mensola, avvita bulloni, aggiusta o sistema qualcosa. Se poi quel furgoncino attrezzato alla buona sia utilizzato davvero, per vendere bibite o altro, questo veramente non so.
Quello che so è che abita a cinque metri da lì. Tant’è che attacca il trapano, con una straordinaria prolunga, alla presa di casa sua: secondo piano di una palazzina di “case popolari”. So che ha due figli: una ragazza con gambe da fenicottero e tante lentiggini e un ragazzetto più piccolo: labbro leporino e lieve ritardo mentale. E una moglie: grassissima e sciatta, con occhi azzurri buoni e smarriti.
Penso al divario tra le nostre esistenze: la mia, garantita e sicura, la sua, precaria e sospesa. Però ci guardiamo, ogni mattina. E ci diciamo: buongiorno!
Maria D’Asaro

(pubblicato su “Centonove” il 3-12-2010)

9 commenti:

  1. Questa è una cosa su cui rifletto spesso: quante persone incontro tutti i giorni, nel tragitto casa-lavoro... le vedo ogni mattina e ormai conosco i loro orari, il modo di vestire e pure di camminare. Eppure non so neanche come si chiamano!

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  2. Da un'errata interpretazione potrebbe sembrare che guardi quella famiglia dall'alto del tuo "benestare", ma da come ti conosco so bene che in quel momento ne indossi i panni solo perchè vorresti che avesse un tenore di vita più degno. Sono dell'idea che finchè non si assottiglieranno divari più consistenti, difficilmente si risolveranno quelli dei "comuni mortali". Nel mondo del duemila, con mio sommo dispiacere, il contesto in cui nasci fa sempre più la differenza. Non ci resta che "A' livella" di Totò a confortarci...

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  3. Un 'buongiorno', un 'sorriso', magari un 'ciao', costano talmente poco che dovrebbero essere scambiati a profusione.
    Non sarebbe necessaria la livella di Totò per renderci tutti uguali, gli uni agli altri: un semplice saluto avvicina più di tante parole.
    E' il vantaggio dei paesi piccoli: non sai il nome, non sai cosa fa di mestiere, non sai nulla e non cerchi neanche di saperlo; ma se incontri una persona la saluti, e lei ti saluta.
    Ci si sente meno soli, con poca spesa.

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  4. A volte non sappiamo quanto si può essere fortunati nella vita. Però spesso non vuol proprio dire. La vita è un regalo e un saluto cordiale altrettanto.
    A proposito prendi pure l'ultimo post pubblicato nel mio blog non esistono problemi. Ciao alla prossima.

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  5. Non esistono divari in un saluto.
    La gentilezza, la cortesia, l'educazione, ... non prevedono classi sociali.
    Brava Mari. Ti abbraccio.

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  6. @Sara e Ivy: un abbraccio. Ben ritrovate! Grazie della condivisione.
    @Peter: dici bene, non guardo affatto i miei vicini dall'alto (tra l'altro, supero di poco il mentro e cinquanta...). E' vero: oggi più che mai il contesto fa la differenza.
    @gattonero: il saluto è importante. E avvicina. Però mi sento in colpa lo stesso: vorrei condividere qualcosa di più.
    @errebi: grazie della tua attenzione. Più tardi
    condivido il tuo bel post. Grazie.

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  7. A Catania si chiama LAPA ...in italiano motoape. La gente qua la usa come mezzo per vendere/trasportare le cose.. la utilizza il pescivendolo, il fruttivendolo, il gelataio,il rigattiere ecc. Come ha detto su Sara...non esistono divari per il saluto.. è affascinante la cosa di fermarsi a pensare sulla vita delle persone che salutiamo soltanto..o magari incrociamo soltanto los guardo mentre camminiamo. A me capita spesso sai? alle volte ci penso..dico, "Chissà che fa nella vita??" o "chissà dove sta andando?"
    la vita è bella anche per questo..ci lascia sempre tante domande per la testa...e il più delle volte non troviamo le risposte.

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Caro Charmless, ci ritroviamo una sensibilità molto simile! Un abbraccio.

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