martedì 25 ottobre 2011

Profumo di caldarroste

      La Maruzza bambina finiva i compiti in un baleno: papà le aveva insegnato a leggere e a scrivere a 5 anni. Così, nello studio, era  sempre una Speedy Gonzales.
Interminabili, per lei, i pomeriggi autunnali. Se chiedeva a sua madre:  - Che faccio? - la mamma, in mille faccende impegnata, rispondeva sempre: - Scarpuzze - , locuzione dialettale che si può tradurre: - Devi sbrigartela tu - .
Era la fine degli anni ’60: la TV dei ragazzi cominciava alle 17, Internet era un miraggio lontano, non c’erano amichette vicine con cui giocare. L’unica sua sorellina spesso doveva ancora studiare o aveva la febbre o si annoiava con lei.
Meno male che c'era il nonno. - Nonno, facciamo una briscola? - Perchè no? Però am'a vidiri chi nni iucamu, 'nca senza nenti un c'è piaciri...Talè, nni iucamu Monte Cuccio. -
Alla fine della partita il fortunato vincitore entrava solennemente in possesso della citata montagna.  -  Nonno, ora facciamo una scopa... -  Va bene, ma n'avemu a iucari Monti Piddigrinu...-
L'appartamento al settimo piano offriva un'ampia panoramica sulla città: monti, cupole, chiese, monumenti, palazzi erano lì a fare da pegno per le infinite partite a carte che il nonno e la sua nipotina giocavano insieme.
Mentre Maruzza mescolava con perizia il vecchio mazzo di carte, il nonno tamburellava ritmicamente con i polpastrelli sul tavolo e modulava a mezza voce una canzone dalle parole incomprensibili, se mai pronunciate:  una nenia dolcissima, di vago sapore orientale, che alla bimba evocava un tempo lontanissimo e arcano. E lei rimaneva quasi rapita dal fascino di quella cantilena: avrebbe voluto carpirne il segreto e assaporarne il tenero gusto da favola antica. Ma intuiva che quel motivo struggente sarebbe rimasto per lei inaccessibile. Solo il nonnino doveva averne, da qualche parte, le chiavi preziose.
Tra una scopa e una briscola, Maruzza si affacciava all’ampia finestra e avvertiva l'affaccendarsi consueto della città, mentre l'aria frizzante e i nuvoloni grigi su Monte Cuccio annunciavano un imminente temporale.
Che  le importava?
Dall'angolo della strada, le arrivava un invitante profumo di caldarroste: il termosifone era già caldo ed era un vero piacere appoggiarci la schiena.
E poi, accanto all’antica quercia del nonno, avvertiva una protezione speciale: un talismano invisibile che l’avrebbe salvata da tutte le saette del mondo.

8 commenti:

  1. E'un bellissimo ricordo,è stupendo ricordare quegli anni,così diversi da questi.Si giocava a carte,si vedeva la TV dei ragazzi,si meditava sotto la chioma di un grande albero...ele caldarroste profumavano di gioventù.

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  2. Ah, AUTUNNO.
    Molto bello! In poche righe tutta l'atmosfera di una stagione così particolare e che mi ha sempre affascinata. L'ho letto con molto piacere!

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  3. ciao molto delicato il tuo racconto...per me il profumo delle caldarroste ritorna ogni anno, da noi in veneto nelle piazze delle grandi città e nei piccoli paesi il profumo di castagne arroste e patate dolci odora in tutte le vie.Ogni anno con i miei amici d'infanzia e quelli incontrati via via ci si incontra e si fa la festa d'autunno, ognuno porta qualche cosa da mangiare e ha il suo compito.IO disposizione casa giardino allestimento tavoli sedie e decorazione per la festa...Paolone porta il salame, Anna la torta,Max al fuoco, Claudio una damigianetta di buon vino,Marina e Laura arrostiscono le castagne ecc...siamo in tanti e ci divertiamo sempre tanto|!Quando fa buio si entra in casa un po brilli e i piatti sono fumanti della mia specialità: la pasta e fagioli...Mari da solcare sei invitata con Doctor Peter simbolicamente alla mia festa...Dio mi ha dato le zucche e io le cuocio per i miei amici...

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  4. Piccole mani mescolano le carte; sullo stesso tavolo altre, stesso sangue, tamburellano, come a scandire il tempo che se ne va. Questa scena racchiude tutto l'aroma di quelle caldarroste, mi pare quasi di sentirlo. Sei forte, Maruzza Gonzales.
    @Pippi - Grazie mille per l'invito, non mancherò. Posso portare anche Mr.Hook? Prometto che starà buono buono, se nessuno lo stuzzicherà. Ciao.

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  5. l'età più felice è anche quella in cui ne siamo meno consapevoli: è paradossale non credi?
    Grazie per gli splendidi ricordi

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  6. Anch'io ho un bellissimo ricordo dei lunghi pomeriggi di quando ero bambino. Me li ricordo soprattutto d'estate, quando la mia casa si riempiva di sole. É incredibile quanto si possa mutare la percezione dello scorrere del tempo.

    Ciao.

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  7. @Costantino: grazie per l'apprezzamento. E' vero: c'era una fragranza di gioventù, in quell'atmosfera autunnale...
    @Sara Spanghero: grazie per la visita! Verrò a leggerti anch'io. Ciao!
    @Pippi: grazie per la visita ai miei mari! E grazie per il colorito quadretto di vita che hai affrescato. Vedo che il doctor Peter ha accettato l'invito: verrò anch'io alla tua festa!
    @dr.Peter: Maruzza Gonzales non me l'aveva ancora detto nessuno. E' un bel complimento. Allora, prima o poi, andremo alla festa di Pippi!(Simbolicamente, non preoccuparti...)

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  8. @Luigi: tu dici che quando siamo piccoli non siamo consapevoli... non ne sono così certa. A volte penso che la nostra anima non abbia età: quand'ero bambina mi trovavo, talvolta, a fare riflessioni da grande. Grazie della tua visita. Vorrò leggerti più spesso anch'io.
    @Niccolò Doberdob: ecco, hai ragione: una cosa che muta con l'età è sicuramente la percezione del tempo. Grazie per la visita. Il tuo blog è interessante. Verrò a visitarlo ancora. Ciao.

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