mercoledì 27 ottobre 2010

CINQUE W


Who: l’amico-collega and me.
Where: La nostra scuola. All’ingresso dei cessi.
When: Oggi, verso le 12.
Why: Ci scappava la pipì, a tutti e due.
What: Il nostro colloquio, che comincia così:

A.: Ho visto che nel blog hai dato spazio a De Andrè…
M. Lo sai che lo amo, non doveva morire
A. Anche i Negramaro, l’Infinito, le parole sono belle, ma non conosco granchè..
M. Anch’io sono scarsa, ma qualcosa la orecchio…
A. A me piace Fiorella Mannoia
M. Ha una voce stupenda, è bravissima...


Poi mi dice che cosa far scrivere nella lapide mortuaria: è incerto tra due citazioni, Pascoli o Taulkien, mi pare. Gli dico di proporne una terza. Si sceglie sempre tra tre. E poi così ho anch’io qualche idea. Le mettiamo a confronto. – Ma a te non dovrei dire queste cose – Perché? – Tiro fuori Gregory Bateson dal cappello delle citazioni: in ogni discorso c’è un livello di contenuto e uno di relazione. Se la relazione è buona, anche un contenuto doloroso può passare. E poi, aggiunge A., su cimiteri e funerali, ci sono state le gag migliori. Si passa alle carpette. Che cosa gettare e cosa no. Perché si conserva un biglietto d’aereo fatto in gran corsa? Perché si conservano i vecchi giornali? Perché ci si regala la possibilità di scegliere. Cosa fare tra un anno. O tra sette. Cosa avrà senso, la prossima estate? La mia vita è cambiata (lo so, caro A., vorrei chiederti cosa hai fatto scrivere sulla lapide di R. Ecco ho trovato:“Io vissi ammirando, adorando la terra e il cielo./E continuo l'eterno cammino della vita immortale. Edgar Lee Master. C’è sempre un legame..). - Adesso sono un genitore al quadrato . - E’ vero, hai ragione, gli dico, guardandolo in viso.
Ritorniamo al diritto di vita o di morte sui nostri ricordi. Così possiamo scegliere, dice l’amico. Tra un anno, chissà. Forse quel vecchio biglietto non mi dirà più niente. O forse no, chi lo sa.
Un collega ci guarda, con la coda dell’occhio. Parliamo da cinque minuti appoggiati allo stipite della porta del cesso. – Ma in fondo c’è un posto migliore di questo? – Un sorriso e un saluto.
P.S. Avvertenza per i nostri ministri Gelmini e Brunetta. Tranquilli: il collega e io eravamo fuori servizio da una buona mezz'ora. Liberi quindi di giocare con le nostre parole. E di fare pipì, of course.


2 commenti:

  1. ....quanto mi sarebbe piaciuto unirmi alla vostra conversazione!Ma io ero altrove!

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  2. Un bacio a Maria. Che, nella nostra scuola, c'è sempre. Almeno con l'anima. E lei sa perchè...

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