sabato 30 novembre 2024

La gioia di scrivere: i 16 anni del blog



Oggi il blog compie sedici anni.


 
Scrivere è un piacere per nostra signora dei... mari da solcare: il blog è un respiro dell’anima, uno spazio di espressione creativa.






Alcuni pezzi su il Punto Quotidiano, il giornale in cui scrive:

- Matematica, niente Nobel? C’è il premio Abel
- Sofia, Daniel, Tarteel e Aisfa, uniti per la Pace

Qui, la sua prima volta in Rai, per la presentazione del libro Una sedia nell'aldilà

Qui un pezzo della sua lettera all'amatissimo Alex Langer


Qui la recensione del testo La logica della guerra nella Grecia antica

Qui si parla di Natalia Ginzburg, scrittrice assai amata

Nell'etichetta Mari di poesia, tanto spazio alla magnifica Wislawa e ai petit onze



giovedì 28 novembre 2024

Tu vali, caro A.

       Sere fa, in una viuzza buia vicino casa, lo sguardo di nostra signora incrocia quello di un bel ragazzone di quasi due metri. I due vanno in direzioni opposte e per qualche secondo continuano a camminare. 
    Poi entrambi si fermano di botto, si guardano di nuovo, si riconoscono ed esclamano: Prof.! – A.! – Non si abbracciano per pudore. 
     L’ex prof. fa ‘prio’ all’ex alunno, quest’anno di maturità, gli chiede dei suoi progetti: - Vorrei fare una scuola di doppiaggio, però è a Padova… Intanto studierò qui Economia aziendale… Poi si vedrà – 
    Si salutano con tanto affetto cordiale. Nostra signora è contenta. Si ricorda quando, in I media, ha asciugato le lacrime di A. bambino a cui un collega aveva detto, né più né meno, che era poco intelligente: - Tu vali, ce la farai alla grande – lo aveva rassicurato - A volte noi prof. diciamo sciocchezze. – Proprio così, caro A.

martedì 26 novembre 2024

Colombo, il Guadalquivir, Cordoba, Sevilla ...

Cordoba
È gia stanco di vagabondare sotto un cielo sfibrato
Per quel regno affacciato sul mare che dai Mori è insidiato
E di terra ne ha avuta abbastanza, non di vele e di prua
Perché ha trovato una strada di stelle nel cielo dell'anima sua




Se lo sente, non può più fallire, scoprirà un nuovo mondo
Quell'attesa lo lascia impaurito di toccare già il fondo
Non gli manca il coraggio o la forza per vivere quella follia
E anche senza equipaggio, anche fosse un miraggio ormai salperà via

E la Spagna di spada e di croce riconquista Granata
Con chitarre gitane e flamenco fa suonare ogni strada
Isabella è la grande regina del Guadalquivir
Ma come lui è una donna convinta che il mondo non pùo finir lì

Ha la mente già tesa all'impresa sull'oceano profondo
Caravelle e una ciurma ha concesso, per quel viaggio tremendo
Per cercare di un mondo lontano ed incerto che non sa se ci sia
Ma è già l'alba e sul molo l'abbraccia una raffica di nostalgia

E naviga, naviga via
Verso un mondo impensabile ancora da ogni teoria
Naviga, naviga via
Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria


Guadalquivir, Cordoba
È da un mese che naviga a vuoto quell'Atlantico amaro
Ma continua a puntare l'ignoto con lo sguardo corsaro
Sarà forse un'assurda battaglia, ma ignorare non puoi
Che l'Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi






Quante volte ha sfidato il destino aggrappato ad un legno
Senza patria bestemmia in latino, quando il bere è l'impegno
Per fortuna che il vino non manca e trasforma la vigliaccheria
Di una ciurma ribelle e già stanca, in un'isola di compagnia

E naviga, naviga via
Sulla prua che s'impenna violenta lasciando una scia
Naviga, naviga via
Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

Non si era sentito mai solo come in quel momento
Ma ha imparato dal vivere in mare a non darsi per vinto
Andrà a sbattere in quell'orizzonte, se una terra non c'è
Grida, "Fuori sul ponte compagni, dovete fidarvi di me!"
Guadalquivir, Sevilla


Anche se non accenna a spezzarsi quel tramonto di vetro
Ma li aspettano fame e rimorso se tornassero indietro
Proprio adesso che manca un respiro per giungere alla verità
A quel mondo che ha forse per faro una fiaccola di libertà

E naviga, naviga là
Come prima di nascere l'anima naviga già
Naviga, naviga ma
Quell'oceano è di sogni e di sabbia

Tomba di C.Colombo, Sevilla
Poi si alza un sipario di nebbia
E come un circo illusorio s'illumina l'America
Dove il sogno dell'oro ha creato mendicanti di un senso
Che galleggiano vacui nel vuoto affamati d'immenso

Là babeliche torri in cristallo già più alte del cielo
Fan subire al tuo cuore uno stallo come a un Icaro in volo
Dove da una prigione a una luna d'amianto "l'uomo morto cammina"
Dove il Giorno del Ringraziamento, il tacchino in cucina
E mentre sciami assordanti d'aerei circondano di ragnatele
Quell'inutile America amara leva l'ancora e alza le vele

E naviga, naviga via
Più lontano possibile da quell'assordante bugia
Naviga, naviga via
Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

                                                                        

                                                                                                                Grazie Francesco (Guccini)


domenica 24 novembre 2024

Vestiti solidali per aiutare le donne vittime di violenza

        Palermo – Il 25 novembre si celebrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione approvata il 17 dicembre 1999.
      “A noi donne del sindacato pensionati Cgil di Palermo è venuta l’idea di dare concretezza a una giornata importante come questa, non con le solite cerimonie durante le quali, a volte, ci parliamo addosso e alla fine non concludiamo niente… Abbiamo pensato a un’iniziativa di raccolta e rivendita dell’abbigliamento usato, per fare un’azione concreta: reperire fondi da destinare alle associazioni che aiutano le donne vittime di violenza, associazioni che lo stato finanziava poco e ora finanzia ancora meno”. Queste le parole di Marisa Cuccì, della segreteria del Sindacato pensionati italiani (SPI) della Cgil di Palermo, intervistata da (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 24.11.24, il Punto Quotidiano


sabato 23 novembre 2024

Vivere a credito?

       “E poi ci sono i crediti. (…) La scuola organizza iniziative di ogni tipo e gli studenti frequentandoli acquisiscono crediti. La cosa merita di essere analizzata in modo assai dettagliato non nel suo funzionamento, piuttosto semplice, quanto nei suoi significati.
    Innanzitutto la continua e pervasiva trasformazione di ogni attività in cifre e numeri esemplato (…) in voti intesi come gettoni, come unità valutaria interna. 
Una vera ossessione. I ragazzi passano da corsi che significano punti di credito a test a risposta multipla che si traducono in punteggio e successivamente in voti. Poi, tra uno di questi trattamenti e l’altro, vengono redarguiti dalla classe docente, somma ipocrisia, perché si ostinerebbero a pensare in termini di voti o perché non si sanno lasciare andare al piacere ‘dell’inutile’, del sapere disinteressato. Il credito è di tutto questo l’epitome. 
    Oggi resistere – ha ragione Nuccio Ordine significa «sottolineare la vitale importanza di quei valori che non si possono pesare e misurare con strumenti tarati per valutare la quantitas e non la qualitas. E, nello stesso tempo, rivendicare il carattere fondamentale di quegli investimenti che producono ritorni non immediati e, soprattutto, non monetizzabili».
   Nel regno dei crediti (…) ogni forma di ricerca personale, ogni lettura fatta per libertà e curiosità personali, ogni passione intellettuale personale e solitaria, si fa inutile e colpevole, inadatta a essere convertita nei salvifici crediti. Se penso alla mia appassionata adolescenza tra fumetti, ossessivo ascolto di cantautori, lettura inesausta di quotidiani e di romanza americani, studio di autodidatta dello spagnolo leggendo e rileggendo le poesie di Borges con testo a fronte (avevo ricevuto in regalo, per un compleanno, l’edizione dei Meridiani in due tomi) vedo oggi l’assoluta non convertibilità dei crediti di tutto ciò che ho fatto, la scarsa socializzazione/ostensione di queste mie abitudini. Avrei forse dovuto interrompere tutto e mettermi a seguire qualche inutile corso pomeridiano per giunta fatto da quegli stessi professori che un po’ già mi annoiavano di mattina? E poi – diamine – cos’è questa idea di imparare lo spagnolo da solo? Le lingue, ti dicono, si imparano in corsi in grado di rilasciarti l’attestato con il tuo livello di competenza linguistica corrispondente e ovviamente di darti anche un po’ di crediti da mettere da parte (non si sa mai).
     È evidente: i crediti servono a comunicare l’esteriorizzazione della cultura, il suo trasformarsi da catalizzatore di trasformazione personale a complemento della socializzazione e soprattutto servono a ricordare che niente va fatto se non può essere monitorato, valutato e, per così dire, iscritto a ruolo. (…)
    Senza arrivare agli eccessi di Papini (…), non si può comunque negare che, se non la divulgazione e la trasmissione, perlomeno la creazione culturale non nasca mai da una istituzionalizzazione piena, senza scappatoie, della vita spirituale degli individui.
   Forse siamo così incasellati dal non sentire più la voce dei grandi autodidatti, dei ribelli, dei marginalizzati in vita e canonizzati in morte, di coloro per cui la ricerca è stata una scelta senza supporti e senza guadagni. In queste voci risuona una verità che dovremmo perlomeno tenere come mozione di minoranza, come voce della coscienza.”

 Davide Miccione La congiura degli ignoranti Valore italiano ed., Roma 2024, pp.68-71

Il testo è stato recensito da me qui,  dall’amico Augusto Cavadi qui.

mercoledì 20 novembre 2024

Viaggi e migrazioni, ieri e oggi

Le professoresse Flavia Frisone, Giuseppina Palumbo e Lella Mazzoli - Museo Salina, PA
      "In un mondo sempre più connesso, la mobilità umana è il cuore di riflessioni che attraversano i secoli”. 
     Attraverso i racconti antichi e le narrazioni contemporanee  questo pomeriggio, a Palermo, al museo archeologico  regionale “Antonino Salinas” la professoressa  Flavia Frisone – Storica del mondo antico (UniSalento)  e la professoressa  Lella Mazzoli – Sociologa della comunicazione (Istituto per la Formazione al giornalismo di Urbino)  hanno argomentato su come i viaggi e le migrazioni non siano solo spostamenti fisici, ma veri e propri percorsi di trasformazione e arricchimento culturale. Ha condotto il dialogo la professoressa Giuseppina Palumbo, docente e socia fondatrice di Lympha. 

E’ stata un’occasione di riflessione feconda, arricchita anche da mirati interventi del pubblico. Le docenti hanno sottolineato come i confini possono trasformarsi in luoghi di incontro e interazione tra culture e identità.
(L'incontro è stato organizzato nell'ambito della VII ed. del Festival delle Filosofie, 9-30 nov. 2024)





martedì 19 novembre 2024

I sommersi e i salvati

V. Kandiskij: Vita colorata (1907)
   Una dei più grandi abbagli di oggi è la mancata percezione dell’enorme diseguaglianza tra le classi sociali: l’idea - forse incoraggiata dai profili Facebook e Instagram, dove si appare belli e patinati - che si sia ridotta la differenza (economica, culturale) tra le persone.
   Se usciamo dai social ed entriamo nella vita reale, ci rendiamo conto di come l’ideologia nascosta (e imperante) del liberismo economico abbia invece fatto aumentare in modo esponenziale le differenze. 
   Dove le diverse collocazioni sociali saltano immediatamente alla vista è nel grande piazzale antistante un istituto penitenziario. Lì riconosci subito i parenti delle persone detenute, con vestiti assai approssimati, che avanzano spesso in gruppo magari per farsi coraggio, con i parenti anziani dai denti mancanti o rovinati e le scarpe logore. Si riconoscono poi i volontari e soprattutto gli avvocati, che procedono disinvolti e sicuri, con il loro inappuntabile look. 
       I sommersi e i salvati, ancora una volta.

domenica 17 novembre 2024

Alluvione a Valencia: in aiuto anche volontari siciliani

        Palermo – Purtroppo in qualche parte del pianeta accade quasi ogni giorno una disgrazia, piccola o grande che sia. La ricaduta e la percezione che ciascuno ne ha dipende soprattutto dal grado di prossimità (fisica, affettiva, di interesse economico) con l’evento luttuoso stesso. 
      Chi scrive si era recata in Spagna, a Valencia a fine settembre del 2023 (qui il suo articolo): aveva avuto conosciuto una città attraente, ospitale e godibile sotto ogni punto di vista. 
     Ecco perché la scrivente è stata particolarmente colpita dall’alluvione che, tra il 29 e il 30 ottobre scorso, ha flagellato la zona sud-orientale della città e tanti comuni vicini, provocando danni ingenti alle abitazioni, alle attività commerciali, alla viabilità e alle infrastrutture. E che, soprattutto, ha causato la morte di centinaia di persone: un recente comunicato ufficiale del ministro dei trasporti spagnolo Oscar Puente parla di 223 vittime accertate (di cui 48 non ancora identificate), mentre 78 persone risultano ancora disperse. 
       Qualche giorno fa, migliaia di persone sono scese in piazza a Valencia, chiedendo le dimissioni del presidente della Comunità, Carlos Mazon, per il modo in cui ha gestito l'emergenza e per la sottovalutazione dell’evento meteorologico, la cui gravità è stata sicuramente accentuata dalle conseguenze del cambiamento climatico dovuto al riscaldamento del pianeta.
       A ridosso della tragedia, tra le poche immagini consolanti c’è stata quella delle fila lunghissime di volontari accorsi da tutta la Spagna per spalare nel fango e dare aiuto a chi aveva perso tutto. Tra gli ‘angeli soccorritori’, così sono stati chiamati i volontari, ci sono stati anche (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 17.11.24 il Punto Quotidiano

venerdì 15 novembre 2024

GPA e non solo: il pensiero forte di una femminista

J.Sorolla: dopo il bagno 
       (continua da qui): “Se io scelgo di vendere il mio corpo o di permetterne l’uso per una gestazione confermo, qualunque sia la motivazione personale, l’imposizione patriarcale che ha fatto del corpo femminile uno strumento di servizio funzionale alla riproduzione e un oggetto del piacere sessuale degli uomini. 
  È fondamentale riconsiderare storicamente l’esperienza delle donne per riappropriarsi della nostra storia e portarla fuori dall’economia di miseria e di svalutazione in cui è stata posta dal pensiero maschile.
      La rilettura della formidabile attività di cura che le donne hanno svolto, l’opera femminile di civiltà, (…) mi ha convinta ancora di più dei danni che produce una convivenza fondata sulla neutralizzazione della differenza e sulla pervasività di un mercato sempre più onnivoro. Tra le acquisizioni essenziali della mia storia di comunista e femminista ci sono state, quindi, la necessità di porre limiti e controlli al mercato e la consapevolezza dell’importanza della libertà, ma anche della sua complessità in un’epoca in cui predomina l’individualismo egoistico, sempre più sfrenato, in cui l’io esclude il noi.
     Tuttavia da alcuni anni sembra che parte della sinistra e del femminismo vadano in direzione opposta, appoggiando posizioni come la teoria dell’identità di genere, la GPA, il sex work, sostenute dal movimento LGBT+, da Non Una Di Meno e dal transfemminismo, che inneggiano a una libertà individuale incondizionata, svincolata da tutto e che introducono novità molto attraenti per l’avidità insaziabile di un mercato in cerca di nuovi spazi e di nuova merce.
    L’idea che il corpo sia un oggetto in nostro possesso di cui possiamo fare ciò che vogliamo è la nuova frontiera del neoliberismo. 
    Sono posizioni che si presentano come novità trasgressive, di rottura con il patriarcato e con il sistema capitalistico, che utilizzano con abilità i social, diventando oltremodo seduttive agli occhi delle giovani e dei giovani (…). 
    Inoltre usano la terminologia dell’inclusione e della lotta alle discriminazioni, cara al mondo progressista dei diritti. Si pongono come verità assolute, incontrovertibili, depositarie della modernità e del progresso, anche umanitarie, perché atte a risarcire da millenarie sofferenze e ingiustizie le minoranze.
   Si procede affermando che il sesso viene ‘assegnato’ alla nascita, diventando quindi una costruzione storico-sociale come il genere, di cui ci si può volontariamente e facilmente liberare. Si elimina così il dato di natura in base a cui si nasce di due sessi, maschi e femmine, e si stabilisce un sistema fluido governato dalla volontà e dalla percezione che ha di sé la singola persona. 
   Ci si presenta come innovatori, ma si continua sulla vecchia strada patriarcale della neutralizzazione della differenza sessuale a favore nuovamente dell’uno, della superiorità della mente sul corpo, dell’onnipotenza umana e del dominio sulla natura”.

Daniela Dioguardi: Mercato, libertà e censura del pensiero
 in Vietato a sinistra, 10 interventi femministi su temi scomodi (Castelvecchi, Roma, 2024)

(Un testo che andrebbe letto e meditato, ne pubblicherò la recensione)

mercoledì 13 novembre 2024

Una risata ci salverà...

       “Ridere è una parte fondamentale della nostra vita. I neonati, nei primissimi mesi di vita, hanno due soli modi per comunicare: il pianto e il riso. Nel primo caso, segnalano un bisogno (un dolorino, il pannolino da cambiare, la fame); nel secondo, esprimono semplicemente gioia. La risata è dunque un fenomeno naturale e non necessariamente implica comicità o umorismo. 
     Lo yoga della risata (Hasyayoga) è una forma di yoga che fa uso della risata autoindotta e nasce da un’idea del medico indiano Madan Kataria, che (13 marzo 1995) creò il primo Club della Risata, in un parco pubblico di Mumbay, con un minuscolo gruppo di membri (appena 5). Oggi si contano oltre 6000 club in oltre 120 paesi che fanno di questa forma di yoga un fenomeno di portata mondiale. Kataria ha illustrato in dettaglio questa pratica nel suo libro Ridere senza motivo.
   Il dottor Kataria sostiene un importante messaggio pacifista: “Ridere non conosce confini, non fa distinzioni di razza, credo religioso o colore ed è un linguaggio universale che può unificare il mondo”. Per questo scopo, nel 1998, ha istituzionalizzato la “Giornata Mondiale della Risata” (World Laughter Day), che si celebra ogni anno la prima domenica di maggio durante la quale in tutto il mondo si organizzano eventi di risata a sostegno della pace universale. Lo scopo fondamentale è produrre benessere ridendo, secondo il vecchio proverbio che “ridere fa buon sangue”, senza dimenticare che “ridere è la miglior medicina”. (continua qui: il Punto Quotidiano)

Nicola Savino, 10.11.24, il Punto Quotidiano

(articolo del direttore del giornale con cui collaboro: grazie Nicola!)


lunedì 11 novembre 2024

San Martino, esempio di compassione e cura

       Palermo – San Martino, che si celebra l’11 novembre, giorno del suo funerale nella città francese di Tours nel 397, è uno dei santi più conosciuti dalla Chiesa cattolica, ed è venerato anche dalle chiese copta e ortodossa. In Italia è il santo patrono di 200 tra comuni e frazioni e vi sono oltre 900 chiese a lui dedicate.
     Nel nostro paese, il culto del santo è legato alla cosiddetta estate di san Martino che, prima dell’avvento del cambiamento climatico, si manifestava all'inizio di novembre. Tale ricorrenza dà origine ad alcune tradizioni popolari e gastronomiche: nel comune abruzzese di Scanno, in onore di san Martino si accendono grandi fuochi detti "glorie di san Martino"; a Venezia e provincia l'11 novembre è usanza preparare il dolce di san Martino, un biscotto dolce di pasta frolla con la forma del santo a cavallo con la spada; a Palermo si preparano biscotti dedicati al santo, o ‘sanmartinelli’, a forma di pagnottella rotonda grande quasi come un'arancia e l'aggiunta nell'impasto di semi d'anice o finocchio selvatico, che danno al dolce  sapore e  profumo particolari; a Lecce e provincia, si organizzano pranzi e cene con famiglia e amici e si festeggia  con carne, castagne, ‘pittule’ salentine e vino.
     In molte regioni d'Italia, l'11 novembre è associato alla maturazione del vino nuovo, da cui il proverbio "A san Martino ogni mosto diventa vino": un'occasione di ritrovo e festeggiamenti per brindare stappando il vino appena maturato, accompagnato da castagne o caldarroste. Giosuè Carducci ha immortalato nella poesia “San Martino” il legame tra il vino nuovo e questo periodo autunnale.
Ripercorriamo allora la vita del santo, per capire il perché della diffusione del suo culto in Europa, a partire dal gesto di condivisione del suo mantello. (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 10.11.24, il Punto Quotidiano


sabato 9 novembre 2024

Perchè ha vinto Donald...

   Un' analisi di Guido Viale: su qualche punto sarei meno drastica, ma nel complesso, mi risuona...

"Trump ha stravinto. É chiaro che il problema non è (solo) lui, ma chi lo ha votato, chi la “pensa” come lui, chi non prova ripugnanza per quello che dice, fa ed è. Kamala Harris ha perso. Anche qui il problema non è (solo) lei: inadeguata, tardiva, ipocrita. Ma anche qui, chi si è sentito costretto a votarla senza “pensarla” come lei, o provando ripugnanza (anche) per lei. Per sciogliere la matassa è meglio partire da alcuni dei temi presenti, e soprattutto assenti, da questa campagna elettorale.

La crisi climatica: grande assente dalla campagna, eppure il Paese è stato colpito da due uragani devastanti proprio durante il suo svolgimento. Trump è negazionista: sostiene ed è sostenuto dall’industria dei fossili (anche se il suo principale supporter, o alter ego, è stato il pioniere dell’auto elettrica, della conquista privata dello spazio e del capitalismo di sorveglianza). Abolirà tutto quello che in questo campo ha fatto Biden. Ma le misure promosse da Biden erano una risposta adeguata alla crisi climatica? Davvero si pensa di contenerla con l’auto elettrica (emblema, l’auto privata, di uno stile di vita che fin dal 1992 – Summit di Rio de Janeiro – sappiamo “non negoziabile” per gli Stati Uniti) e con qualche incentivo alle imprese che decarbonizzano? Chi è consapevole della gravità della crisi (molti tra i giovani) li considera dei pannicelli. Chi non lo è li trova costi e disagi inutili. Eppure, di fronte a quegli uragani, nessuno dei due ha fatto proposte né di mitigazione né di adattamento. E cos’altro, se no?

I migranti. Le promesse di Trump le conosciamo bene. Sono analoghe a quelle di Giorgia Meloni: muro e deportazione di massa per lui, blocco navale, caccia agli scafisti in tutto “il globo terracqueo” e rimpatri forzati per lei. Per quanto ciniche e crudeli, queste cose non funzionano, ma piacciono: promettono tranquillità (una propria “zona di interesse”, come quella evocata di recente da un libro e un film) accanto a processi che sconfinano sempre più nello sterminio. Kamala Harris non aveva una proposta sua (ha accennato a “arrestarli tutti”, ma per lo più ha eluso il problema). Ma il muro costruito da Trump, Biden non ha fatto che completarlo. In silenzio. E con la promessa di deportare i nuovi arrivati Trump si è conquistato il favore di molti latinos: l’occasione per gli ultimi di diventare penultimi. Come accade in Italia, anche lì il “problema” viene ingigantito o ridimensionato in funzione della risposta su cui si cerca il consenso degli elettori. Ma davvero si pensa di “risolvere” una questione grande quanto la crisi climatica e ambientale, e destinata a crescere con essa, deportando e rimpatriando? O non è solo un modo per eluderla?
Nascondendo i problemi e le loro dimensioni vincono le false soluzioni. Eppure negli Stati Uniti l’”economia” è cresciuta insieme alla popolazione, grazie agli immigrati. In Europa stentano entrambe, a causa dell’inverno demografico, che non ha altra soluzione che l’accoglienza.

L’economia: salari, occupazione, inflazione. Le cose, dal punto di vista dei numeri cari alla “scienza” economica, non stavano andando male, ma la percezione generale diceva il contrario. Perché? Il fatto è che di fronte alle diseguaglianze in continua crescita la gente si percepisce sempre più impotente, e di questo soffre. “Maga” Make America great again, far tornare grande l’America, magari imponendo a tutto il resto del mondo dei dazi pazzeschi, che poi accresceranno l’inflazione, è una risposta a questa sensazione di impotenza molto più seducente di un aumento del Pil. D’altronde Kamala Harris si è qualificata soprattutto, più che come politica, come raccoglitrice di fondi, esibendo i suoi legami con Wall Street e l’establishment finanziario (e attirandosi l’astio di tutti gli esclusi), mentre Trump, senza muover foglia, si è ritrovato le spalle coperte da tutto o quasi il capitalismo di sorveglianza , il GAFAM.che ovviamente sapeva già da che parte tirava il vento. (nota:L’acronimo GAFAM, spesso usato in una connotazione negativa, indica nel loro assieme le 5 multinazionali occidentali dell’informazione e della comunicazione: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft)

Guerre. Per molti “americani”, intesi come i cittadini degli Stati Uniti, il resto del mondo quasi non esiste se non per il diritto del loro Paese e del loro esercito di sottometterlo e imporre dei governi “amici”. Per il resto, ora che non combattono più sul campo, quello della guerra è solo un problema economico: si sta spendendo troppo, non per le armi – questo va bene, crea occupazione e ricchezza – ma per darle agli altri. Se le paghino loro! Una cosa che Trump poteva promettere e Harris no. Quanto a Israele, la guerra alla Palestina ha strappato l’elettorato ebraico ai democratici nonostante il loro sostegno armato al genocidio e ha reso furioso nei loro confronti l’elettorato musulmano.

L’aborto. Concentrare su di esso la rivendicazione della libertà delle donne ha significato rinunciare a mettere in campo il ruolo che i temi sollevati dal femminismo, e innanzitutto quello della cura, possono avere nella creazione di relazioni, di comunità, di convivenza…

E da noi? La differenza maggiore è che negli Stati Uniti è aumentata la partecipazione al voto – la gente ha percepito queste elezioni come una sfida – mentre da noi continua a crescere l’astensione. Che siano in campo reali alternative non lo crede più nessuno, ma chiediamoci innanzitutto: Trump è un fascista? Salvini e Meloni sono fascisti? E sono anche razzisti? Sì, nello spirito, negli atti, nelle parole, nelle scelte. É inutile continuare a chiedere loro di dichiararsi antifascisti: anche se lo facessero – e non lo fanno – non lo sono. Ma gli elettori di Trump, di Salvini, di Meloni, sono tutti fascisti e razzisti? No. Non tutti, non completamente, non la maggioranza di essi. Sono soprattutto persone attratte dalle false risposte che quelli danno ai grandi problemi che nessuno sa come affrontare; clima e migrazioni, innanzitutto (e da noi, conta anche il fatto che Fratelli d’Italia era l’unico partito a opporsi al Governo Draghi, di cui però ha poi adottato, più di chiunque altro, la fantomatica “agenda”).

E gli elettori del cosiddetto “campo largo” sono tutti “di sinistra”? No, sinistra è una qualifica che non vuol più dire niente, nemmeno “eguaglianza”, come pensava, o sperava, anni fa, Norberto Bobbio. Certo, le diseguaglianze crescenti suscitano invidia e rancore, ma all’eguaglianza come programma sociale non ci pensa più nessuno. Però rinchiudere tutti coloro che vorrebbero opporsi alle diseguaglianze, o anche solo a quelle più scandalose, entro il recinto di una “sinistra” che non ha più alcuna ragion d’essere ha il duplice effetto di farli fuggire – nell’astensione – e di tenere a distanza coloro che da quel recinto preferiscono restare fuori.
Occorre allora impegnarsi ad affrontare alla radice i grandi problemi che entrambe – destra e “sinistra” – eludono: crisi climatica, migranti, guerre, senso di impotenza e diseguaglianze, a partire da quelle di genere. Guardando in faccia la realtà, ci si può rivolgere, con la stessa modestia, agli elettori degli uni e degli altri.
                                        Da Pressenza, qui
(Guido Viale è nato a Tokyo nel 1943 e vive a Milano.
 Ha partecipato al movimento degli studenti del ‘68 a Torino e militato nel gruppo Lotta Continua fino al 1976. Si è laureato in filosofia all’università di Torino. Ha lavorato come insegnante, precettore, traduttore, giornalista, ricercatore e consulente. Ha svolto studi e ricerche economiche con diverse società e lavorato a progetti di cooperazione in Asia, Africa, Medioriente e America Latina. 
Ha fatto parte del comitato tecnico scientifico dell’ANPA (oggi ISPRA). 
Tra le sue pubblicazioni: Un mondo usa e getta, Tutti in taxi, A casa, Governare i rifiuti, Vita e morte dell’automobile, Virtù che cambiano il mondo. Con le edizioni NdA Press di Rimini ha pubblicato: Prove di un mondo diverso, La conversione ecologica, Si può fare e Rifondare l’Europa insieme a profughi e migranti. 
Con Interno4 edizioni ha pubblicato nel 2017, Slessico Familiare, parole usurate prospettive aperte, un repertorio per i tempi a venire. Sempre con Interno4 Edizioni nel 2018 ha pubblicato l’edizione definitiva e aggiornata del suo importante libro sul ‘68.)

E qui, solo nei primi tre minuti, un'analisi del voto americano curata dal prof. Roberto De Vogli, docente di Psicologia del potere all'Università di Padova:

venerdì 8 novembre 2024

Una femminista si presenta...

     "In Italia il femminismo ha avuto una forte matrice di sinistra. Anche per me è stato così. Prima di diventare femminista sono stata comunista per desiderio di giustizia sociale, che poteva e può realizzarsi con una buona politica di giusta distribuzione dei beni e delle risorse e di controllo e limitazione del mercato.
     Tra le prime cose, ho appreso che per cambiare il mondo sono necessari un pensiero critico e un sapere capaci di analizzare attentamente la realtà, smontare letture false, interessate e semplificatrici e dare una libera interpretazione. Ho appreso inoltre che la libertà è condizionata dalla situazione materiale e dai contesti in cui si vive, si agisce e si sceglie.
Daniela Dioguardi
    Il femminismo ha ulteriormente rafforzato la mia esigenza di pensare fuori dai binari consueti, dal momento che dovevo anche mettere in discussione e analizzare la mia vita per liberarmi dai millenari condizionamenti patriarcali e trovare parole autentiche per dire me stessa e il mondo. Processo complesso che ha reso necessaria la pratica politica del partire da sé e della relazione tra donne, attraverso cui è apparso evidente che la libertà femminile è anche condizionata dal simbolico, cioè dalla costruzione di pensiero maschile che ha dato ordine al mondo, assoggettando le donne e assegnando loro un ruolo secondo.
    Autodeterminazione e guadagno di libertà non sono quindi scontati; esigono lavoro su di sé e presa di coscienza e sono sì individuali, ma con una forte connotazione relazionale e con la consapevolezza che la scelta di una donna ricade su tutte le altre, dal momento che veniamo da una comune storia di dominio e sottomissione." (continua...)                                                                            


Daniela Dioguardi: Mercato, libertà e censura del pensiero
 in Vietato a sinistra, 10 interventi femministi su temi scomodi, pp. 38,39 (Castelvecchi, Roma, 2024)

(Un testo che va letto e meditato, presto pubblicherò la mia recensione)


mercoledì 6 novembre 2024

Sulla felicità e dintorni: giocare con le parole...

      “D’altronde, un altro luminoso esempio di Carroll sulle parole (…), anticipando di molto gli studi di neuroscienze, ci ricorda che le parole innanzitutto, specie per il bambino, sono suoni. IL suono costituisce l’elemento corporeo costitutivo delle parole. Sono i suoni che fanno le parole e conferiscono loro la valenza relazionale di vicinanza o di lontananza. Prima di comprendere il contenuto che la parola esprime, il bambino infatti è stato toccato nel suo corpo dalla musica delle parole. Il poeta, a sua volta, aspetta l’ispirazione (musicale) e a volte soffre non poco nella ricerca della parola giusta.
     Ecco il motivo per cui Carroll cambia le parole delle filastrocche o gioca con assonanze quasi a prendere in giro il contenuto delle parole per ridare loro la musicalità. Alcuni esempi divertenti: History (Storia) con Mistery (mistero); Painting in oil (pittura a olio) con Fainting in coils (svenimento a spirale); Latin e Greek con Laughing (risata) e Greef (cruccio).
     L’importanza del suono, inoltre, viene svelata al termine del libro come la chiave di lettura di tutta l’avventura di Alice. Sua sorella entra nel paese delle meraviglie e scopre che «… il tintinnio delle tazze del tè si sarebbe trasformato nello scampanellio delle pecore, e le grida acute della Regina nella voce del pastore… mentre il muggito delle mucche in lontananza avrebbe sostituito i singhiozzi accorati della finta tartaruga».
      Questa è la cifra del mondo dei bambini (e non solo): i suoni diventano immagini, la rabbia crea i mostri, le sensazioni prendono forme di animali, le paure diventano racconto… Nel paese delle meraviglie, la ragazzina Alice finalmente ha dato voce e immagine a tutte le cose che lei da piccola (come tutti i bambini) non capiva o che le sembravano troppo strane. 
    Le regole ci sono ma non servono, la logica è soggettiva, il non senso vale quanto il senso, le parole sono coriandoli, il tempo è un optional, e spesso si torna indietro per andare avanti e si corre per restare nello stesso posto.
     Il viaggio di Alice finisce quando la nostra ragazzina, diventata donna, non ha più paura («A chi credete di far paura? Siete solo un mazzo di carte!»). Ha terminato le ‘prove di identità’ e ritorna nel mondo della gente e della vita con il coraggio di essere se stessa. Ritorna alla vita come artista e come poeta: capace – nonostante tutto – di rimanere in contatto con la musica ininterrotta che risuona nell’intimo di ogni esistenza.” (qui la prima parte)

Giovanni Salonia, Sulla felicità e dintorni (Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2011) pp.126,127
(Un testo imperdibile: l’ho recensito qui)

                                                   Prof.Giovanni Salonia, autore del testo


lunedì 4 novembre 2024

4 novembre, non festa ma lutto...

                Il 4 novembre, celebrazione dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, è un giorno per riflettere sulle sofferenze e le immense perdite umane causate dalla prima guerra mondiale, un conflitto che fu definito dal Papa di allora come "inutile strage". 

   Oggi, 4 novembre del 2024, vogliamo onorare tutti coloro che morirono a causa di quella guerra, che fece strage di più di 10 milioni di persone, così simile alle stragi che si stanno consumando oggi nella guerra fra Russia e Ucraina e nel conflitto israelo-palestinese. 

     Nessun obiettivo militare dall'una e dall'altra parte giustifica più la continuazione della guerra, nulla di sensato può giustificare quanto sta accadendo in quelle terre. Oggi la priorità assoluta è il "Cessate il fuoco!" per salvare vite.

   La prima guerra mondiale, che per l'Italia si è protratta dal 1915 al 1918, fu un capitolo oscuro nella storia nazionale e del mondo intero. I soldati italiani, insieme a milioni di altri combattenti, furono... (continua qui)

Appello del Movimento Nonviolento, Peacelink, "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

domenica 3 novembre 2024

Tumori, meno decessi ma nel Sud serve più prevenzione

           Palermo – I dati recenti forniti dall’Istituto superiore della Sanità, che confrontano la situazione esistente all’inizio degli anni 2000 con quella del 2021, parlano chiaro e danno una buona notizia: si muore di meno per i tumori al seno e al colon retto, i due tipi di tumore che, se sommati, rappresentano il 40% delle neoplasie diagnosticate nel nostro paese.
      Ma se si va a controllare i dati relativamente alla loro distribuzione regionale, si nota che la riduzione della mortalità per il tumore al seno e per quello al colon è aumentata molto di più nelle regioni italiane del nord e del centro rispetto al sud e alla Sicilia. 
       Ecco infatti i numeri relativi alla riduzione di mortalità per tumore alla mammella: (confronto tra dati del 2001 e dati del 2021): 
Nord -21,5%; Centro -14,5%; Sud -5,9%, Sicilia -9,5%. Media nazionale -15,8%. 
   E, di seguito, quelli della riduzione della mortalità per tumore al colon retto negli uomini (questi ultimi numeri sono relativi al confronto tra il 2005 e il 2021): Nord – 33,3%; Centro -14,5%; Sud -5,9%; Sicilia - 4,5%. Media nazionale -24,7%.
   Come si evince dai numeri, la riduzione di mortalità per tumore al seno al Sud è solo un terzo rispetto alla media nazionale, anche se la Sicilia fa un po’ meglio rispetto alle regioni consorelle; mentre riguardo alla mortalità maschile per tumore al colon retto le cifre sono ancora più sconfortanti: al Sud solo una riduzione del 5,9% di fronte alla media nazionale che si attesta attorno al 25%.
   Secondo gli esperti della Sanità, il perché di queste evidenti diseguaglianze va cercato nella diversa cultura e prassi della prevenzione e nel minore impegno delle strutture sanitarie al Sud per la prevenzione. Infatti i dati negativi relativi alla Sicilia e, in generale, alle regioni meridionali, si correlano a un minor numero di screening effettuati rispetto al Centro-Nord del paese.
    Ecco infatti i numeri relativi agli screening attualmente organizzati dalla Sanità pubblica contro il tumore al seno, che vede coinvolta la fascia di donne tra i 50 e i 69 anni: i dati oscillano tra l’11% in Calabria e il 77% in Umbria (e in questa regione andrebbe sommato anche un 9% di screening spontanei). In Sicilia lo screening per il tumore al seno, nella fascia d’età considerata, è al 52%: una siciliana su due si preoccupa di fare periodicamente la corretta prevenzione. In Italia il dato complessivo è del 50%.
    In alcune regioni meridionali (ad esempio la Calabria) va ancora peggio per la copertura dello screening del tumore al colon retto (organizzato per la fascia d’età di maschi e femmine tra i 50 e i 69 anni): in Sicilia pratica quest’importante test solo il 29% della popolazione, in Calabria addirittura solo l’8%, a fronte del 67% degli abitanti del Friuli-Venezia Giulia; mentre il dato dello screening tra gli italiani si attesta intorno al 37%. 
   Infine, secondo lo studio del Servizio superiore della Sanità, dove si fanno meno screening è anche più alto il numero di pazienti ammalati che si spostano per curarsi altrove, con le difficoltà e le spese aggiuntive connesse.
É necessario e urgente quindi che in Sicilia e in tutto il Sud Italia aumenti la prevenzione. Mai come in quest’ambito è assolutamente fondato il proverbio che afferma: “Prevenire è meglio che curare”…

venerdì 1 novembre 2024

La santità che ci serve...

     (…) "Nella Chiesa cattolica c’è una storia di santità che ha privilegiato ora i martiri, ora gli anacoreti che andavano nel deserto, ora la vita religiosa… Ma il Concilio Vaticano II dedica un capitolo alla santità della vita quotidiana che siamo chiamati a riscoprire: la vita quotidiana come luogo normale della vita in cui celebriamo Dio-con-noi.
    Nel Nuovo Testamento la parola ‘cristiani’ non esiste, viene utilizzata per la prima volta dopo il concilio di Antiochia. Coloro che credevano in Gesù erano chiamati ‘santi’ già in vita, perché santificati dal suo Spirito, ricolmi dalla sua Grazia.
   Così entriamo nello spirito delle letture di oggi, magari con una visione meno apocalittica, ma ci muoviamo dentro una liturgia. Cosa è una liturgia? È l’unione del cielo e della terra, di Dio che vive in mezzo a noi.
   E cosa è questa santità che ci può dare beatitudine? Quello che ci dice san Giovanni nella II lettura: siamo figli di Dio, nonostante tante volte ci sentiamo affidati alla casualità e ci sembra che la nostra storia non abbia senso o che sia completamente distorta.
   Siamo figli di Dio. Quindi c’è un amore che ci precede, ci accompagna e ci segue. Quindi abbiamo motivo di essere beati, coltivando questa filiazione nei contenuti delle Beatitudini. Non analizziamo i contenuti delle Beatitudini: ci limitiamo alla formulazione Beati.
    Purtroppo la Chiesa fa i processi di beatificazione dopo che si muore. Ma le Beatitudini di Gesù ci invitano a essere beati qui e ora, e non a esserlo se facciamo un miracolo dopo morti. Attrezziamoci quindi sin da adesso a fare miracoli, cose belle, meravigliose per gli altri...
   Quindi mi fermo a questa indicazione che ci dà Gesù: dovremmo essere beati e fare cose belle in quanto figli di Dio, anche con i nostri problemi, con le nostre difficoltà…
   Abbiamo il diritto/dovere di essere beati: la beatitudine non è atarassia, indifferenza rispetto a tutto ciò che succede, non, no… È la gioia di sentirsi amati, abbracciati dallo sguardo del Padre, in Gesù e nel suo Spirito. E di poter affrontare la vita con la voglia di dare gioia agli altri, di sostenerci a vicenda in quest’esperienza gioiosa dell’esistenza, vissuta e promossa come un dono del Signore per tutti.
Non è così purtroppo, lo sappiamo…
   Ma noi impegniamoci a manifestare quest’annuncio del Vangelo di Gesù: Beati voi… Annuncio che dovremmo mostrare con i nostri gesti a chi si incontra con noi.
Dovrebbe essere questa l’esperienza di condivisione: una beatitudine che trasforma la realtà e la rende vivibile, gradevole, gioiosa non solo per noi, perché la beatitudine è espansiva di suo, è partecipativa…
   E quindi l’augurio che posso fare a tutti noi che per definizione siamo ‘santi’ è di essere beati sin da adesso: che nonostante le nostre ombre, traspaia la beatitudine che ci fa fare gesti sorprendenti in senso bello, in senso buono. 
   E che tutto questo possa essere sperimentato come riflesso della santità di Dio in noi. Questo ce lo vogliamo augurare a vicenda: se ci incontriamo davvero con lo Spirito, qualcosa deve cambiare… dovremmo trasformare la vita quotidiana e tutte le nostre azioni in luogo privilegiato in cui la beatitudine accompagna i nostri gesti: la beatitudine possa attraversarli e illuminarli…(...)

(sintesi omelia di don Cosimo Scordato, 1° novembre 2024, chiesa Mater Misericordiae, Palermo: non rivista dall’autore, eventuali errori e omissioni sono della scrivente)