Ecco una sintesi dell'omelia di don Cosimo Scordato, relativa a domenica scorsa. Il Vangelo è quello di Marco (10, 35-45).
Per chi avesse piacere di ascoltare direttamente le riflessioni di don Cosimo, ecco l'audio dell'omelia. Un grazie particolare a chi mi ha aiutato a inserire il video
(...) Gesù usa due termini uno più pesante dell’altro. Dice che per i cristiani non è
pensabile un’organizzazione ecclesiastica dove ci sia dominio, dove qualcuno
vuole dominare sugli altri, nelle mille forme in cui il dominio può prendere
consistenza: nella coscienza, imponendo leggi, sentendosi migliori, volendo
guidare la vita degli altri. Questo non è possibile tra i cristiani. E Gesù usa
il termine “servo”, così almeno traduciamo in italiano, mentre il termine greco
è “diacono”: dobbiamo essere gli uni i servi degli altri. Come dirci, ogni
volta che ci incontriamo: - Posso esserti utile in qualche cosa? Posso farti un
servizio perché tu stia meglio? – Così dovremmo salutarci, tra noi cristiani,
per non perderci in chiacchiere. – Posso fare qualcosa perché tu stia meglio?
Sono a tuo servizio. Io, servo tuo. – Così ci dice di essere Gesù per noi
cristiani.
Poi, nei confronti degli altri che non sono
cristiani, Gesù rincara la dose, perché dice: - Siate servi di tutti. – In
realtà il termine greco è “doulos”, che significa schiavo. Quindi nei confronti
di chi non crede, dobbiamo essere pronti non a condannare, a bruciarli, a
mandarli non so a quale inferno, ma a metterci a loro servizio. Soprattutto di
coloro che già sono schiavi, perché ricordiamo che al tempo di Gesù esisteva la
schiavitù: farci schiavi degli schiavi. Così li trattiamo da padroni, così gli
diamo dignità. Certo, poi vogliamo che non siano padroni … Ma farci schiavi
degli schiavi, significa mettere in crisi la schiavitù, come a dire che per noi
la schiavitù non ha senso. Ci facciamo servi gli ultimi degli ultimi perché
nessuno si senta ultimo, perché a tutti sia dichiarata, sia riconosciuta la
dignità. Quella dignità che Gesù vuole condividere con tutti noi.
E Gesù lo esplicita. E per evitare
confusione ci dice: - Guardate che voi mi avete chiesto, senza rendervi conto,
una cosa, senza capire niente (…) Questo avevano chiesto, questo si stavano
aspettando: andare a Gerusalemme per andare a comandare, per avere il potere
nelle mani. Questo ancora pensavano i discepoli: dopo un anno e mezzo di
predicazione, di contatto con Gesù, non avevano capito niente … Ma qui dice:
non hanno capito niente. Il verbo Gesù lo usa al presente: san Marco dice: - Ma
tra di voi non deve essere così.
E usa il presente, san Marco, quindi si
riferisce alla chiesa, alla sua chiesa. – Tra di voi non deve essere così. – E
parla al presente. Non ambite di andare a comandare, di avere il potere tra le
mani. Quindi, a scanso di equivoci, andiamo a Gerusalemme, poi vedremo quello
che succederà. Finalmente lo capirete. Io sono venuto non per essere servito,
ma per servire. –
Cosa ha fatto Gesù? A tutte le persone che
si presentavano a lui, dava o diceva qualche cosa che li risollevava. Solo
questo ha fatto Gesù. E’ stato il servo dei poveri, di tutta le gente disperata
che bussava alla sua porta. Cosa ha fatto? Il servo dei servi. Solo questo ha
fatto Gesù. E se ha alzato la voce lo ha fatto verso coloro che invece
continuavano a proporre un sistema di dominio. Invece Gesù cosa ha fatto, con
gli ammalati, con le persone disperate, con i peccatori, le peccatrici, ha
detto: - Guarisci, muoviti … comincia adesso la tua vita. Non disperare. Guarda
in avanti. – E poi aggiunge: - Io sono venuto per dare la mia vita in riscatto
per i molti. - I molti sono tutti. Tutta la moltitudine, tutta l’umanità. In
riscatto che significa? Che doveva pagare un debito al padre? No, perchè vuole
che tutti siamo liberi. Che ci sentiamo riscattati, ci sentiamo degni di essere
amati e di potere amare, degni di vivere in libertà. E’ quello che vuole Gesù:
dare la vita perché tutti siamo liberi, riscattati, non ci siano schiavi, nelle
mille forme di schiavitù che si possono manifestare.
Vedete, care sorelle e fratelli, come il
Vangelo sia veramente sconvolgente … lasciare o prendere. E’ inutile che ci
giriamo intorno. Prendere il Vangelo e quindi avere a che fare con Gesù Cristo
significa scegliere volontariamente di essere gli ultimi. Sempre. Senza
capeggiare. Con la volontà semplicemente di essere utile a qualcuno. Offro la
mia intelligenza per aiutare qualcuno. Questo è il gesto cristiano per
eccellenza.
E san Michele, il cui nome significa “Chi
come Dio?”, è la denunzia permanente a tutti i potenti della terra che si sentono
Dio, che vorrebbero dirci che dispongono di tutto, che sono loro il nostro Dio,
perché dispongono dei soldi, delle ville, del conto in banca: - Io dispongo
della ricchezza, del tuo destino, io sono il tuo Dio … -
San Michele serve solo per questo. Per dire
- Mi cha El. Chi come Dio? Chi si permette di sentirsi Dio rispetto agli altri?
Nessuno è Dio di nessuno. E neppure Dio è Dio! Perché Dio si è presentato a noi
come Padre per evitare che noi pensassimo che per somigliare a lui dovessimo
fare noi gli dei. Nessuno è Dio di nessuno. Siamo tutti fratelli e sorelle.
Tutti sullo stesso piano. Amati immensamente da questo Padre.
Quindi – Chi come Dio? Chi si permette di
sentirsi Dio nei confronti degli altri? Buttiamolo giù! I potenti dobbiamo
buttare giù. La povera gente ha bisogno solo di essere risollevata. La povera
gente, che poi siamo anche noi, la maggior parte delle persone, che vivono con
tanta difficoltà, che non riescono ad andare avanti perché manca il lavoro, perché
manca la casa, manca la sicurezza economica … tante cose che attentano alla
libertà.
Perché Dio ci vuole liberi? Perché sin quando
abbiamo bisogno di lavoro, di dipendere dagli altri, rischiamo di vendere la
nostra libertà perché qualcuno ci promette qualcosa. Capisco che qualcuno, per
bisogno potrebbe piegarsi … Ma chi è questo che promette … Non dovrebbe stare
lì al servizio di tutti? Dei bisogni di tutti? Se è lì è perché noi lo
deleghiamo e deve fare il bene della collettività.
E allora, care sorelle e fratelli,
celebriamola così la parola di Dio: come parola di liberazione. Dio ci vuole
liberi: non bisognosi degli altri. Al servizio sì. Perché nessuno di noi è
talmente povero che non possa fare qualcosa anche per gli altri. Avere sempre
due mani: una per dare e una per ricevere. Non una sola per ricevere e l’altra
nascosta, perché siamo furbi. Nello scambio dei doni, si vive insieme e si
migliora la qualità della vita per tutti. Il Vangelo ci propone ancora una
volta tutto questo nella semplicità della vita di Gesù.
(il testo
non è stato rivisto dall'autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o
omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la
responsabilità delle eventuali imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)