venerdì 13 marzo 2009

Il dubbio


“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”, la massima, di andreottiana memoria, potrebbe essere scelta come quintessenza del film “Il dubbio”, ottimamente recitato da Meryl Streep e Philiph Hoffman. Ambientato nella New York degli anni ’60, il film ci racconta uno squarcio di vita in una parrocchia americana, con scuola annessa, gestita da una congregazione di suore cattoliche. La cui vita ovattata ha un sussulto quando la suora/preside è attraversata dal sospetto che le attenzioni del parroco per un allievo di colore siano interessate “a scopi non pertinenti all’educazione del ragazzo”.
Il film - ma spesso si dimentica di essere al cinema e sembra di assistere a una piece teatrale - si gioca tutto sul chiaroscuro tra l’arcigna superiora, che però sembra conoscere a fondo l’anima umana, e il simpatico parroco progressista, che forse cela tendenze che oggi non esiteremmo a chiamare pedofile. Sono i particolari che danno senso e sapore alla pellicola: le unghie troppo lunghe e ben curate del parroco, il clima esterno ostinatamente freddo e ventoso, quasi specchio del paesaggio interno dei religiosi, l’indugiare della macchina da presa sulle pareti scalcinate della canonica … Come a suggerire il rischio di un universo a rischio di frane.
Si esce dalla proiezione con uno strano retrogusto. Forse perché, nonostante i protagonisti siano religiosi, non c’è nessun afflato verticale che si respiri al suo interno. Forse perchè il film non riesce a coinvolgerti emotivamente. E comunque non se ne esce delusi o scontenti: il regista Shanley ha offerto un buon prodotto, che solletica al massimo la dimensione razional-raziocinante dello spettatore/spettatrice.

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